Paradiso Canto II

Paradiso 2

volta ver’ me, sì lieta come bella,
«Drizza la mente in Dio grata», mi disse,
«che n’ha congiunti con la prima stella».

vv. 28-30

Dante ammonisce i suoi lettori: solo coloro che sono dotati di intelligenza e di cultura adeguate potranno seguirlo nell’arduo cammino che sta iniziando. Infatti, con la guida di Beatrice, egli sale dal Paradiso Terrestre, posto sulla vetta del monte del Purgatorio, al Cielo della Luna, il primo dei nove Cieli che dovrà attraversare prima di giungere all’Empireo, dove ha sede Dio. La superficie lunare appare luminosa come un diamante, ma Dante sa che essa è cosparsa di macchie scure, di cui chiede spiegazioni a Beatrice. Beatrice smentisce la credenza popolare che vedeva, in quelle macchie, la figura di Caino gravato da un fascio di spine. In seguito dimostra la non validità della teoria scientifica che spiegava le zone oscure con diversa densità della materia costituente la Luna.
Afferma poi che la ragione umana, non sorretta dalla fede e dalla teologia, mostra tutti i suoi limiti. Beatrice espone a questo punto la dottrina vera, estendendo la sua spiegazione dalla Luna a tutti gli altri corpi celesti. Le zone più o meno scure che si notano sulla loro superficie dipendono dall’influenza dei cori angelici, le intelligenze motrici dei singoli cieli. Infatti ad una maggiore o minore letizia della intelligenza angelica corrisponde, nel cielo che da essa riceve le sue qualità specifiche, una’ maggiore o minore luminosità.

Questo Canto è stato adottato da Se.t.am. di Valmorra F. & c.

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Lettura del Canto

Il Canto viene letto da Silvia Ranieri.