«Questi è colui che giacque sopra ‘l petto
del nostro pellicano, e questi fue
di su la croce al grande officio eletto».
vv. 112-114
Nell’ottavo Cielo, quello delle Stelle Fisse, dal gruppo dei beati, dopo San Pietro, esce un’altra luce, quella dell’Apostolo S. Giacomo (Maggiore), che interroga Dante intorno alla seconda virtù teologale: la Speranza. Il Santo sottopone al pellegrino tre quesiti: che cos’è la Speranza, in che misura egli la possiede, quali sono le fonti da cui l’ha ricevuta. Alla seconda domanda risponde Beatrice: nessuno spera con più intensità del suo discepolo Dante. Agli altri due quesiti risponde lo stesso Dante, mostrando salde conoscenze teologiche. Il Poeta si sofferma su ciò che promette la seconda virtù teologale: la risurrezione del corpo, che, dopo il Giudizio Universale, si ricongiungerà per l’eternità all’anima. Concluso il secondo esame, una voce canta il versetto di un salmo davidico (“Sperent in te”) e tutti i beati dell’ottavo Cielo rispondono in coro. Infine una terza luce si avvicina a quelle di San Pietro e di San Giacomo: è S. Giovanni Evangelista, colui che posò il capo sul petto del sacro pellicano e che fu scelto da Gesù come nuovo figlio di Maria, che interroga Dante sulla Carità. Prima, però, San Giovanni nega di trovarsi in Paradiso anche con il corpo, come vorrebbe una tradizione accolta da molti scrittori medievali. Dante aguzza lo sguardo per vedere entro la luce che lo abbaglia, ma Giovanni lo invita a desistere, ricordando che il suo corpo è terra, come per tutti gli altri uomini, fino al Giudizio Universale. Unica eccezione sono Cristo e la Vergine, saliti all’Empireo in anima e corpo. Dante si volta per guardare Beatrice, ma resta profondamente turbato quando si rende conto di non poterla vedere, essendo rimasto totalmente abbagliato.
I versi con cui Dante cita San Giovanni l’Evangelista, a cui è intitolata questa meravigliosa Chiesa, sono quelli che ricordano il gesto con cui egli appoggiò il capo sul petto di Cristo quando, nell’Ultima Cena, gli chiese chi sarebbe stato a tradirlo, come egli stesso racconta nel suo Vangelo. Cristo, nell’atto di istituire l’Eucarestia, è metaforicamente rappresentato dal pellicano, per l’antica credenza che questo uccello, per nutrire i propri piccoli, si lacerasse il petto sfamandoli con il proprio sangue (in realtà estrae piccoli pesci che porta in una sacca che ha in quella posizione).
Questo Canto è stato adottato da Siderurgica Ravennate
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- Testo integrale del Canto
- Racconto del Canto per bambini dai 5 ai 100 anni
Lettura del Canto
Il Canto viene letto da Spazio A