Purgatorio Canto IV

Purgatorio 4

Noi salavam per entro ‘l sasso rotto,
e d’ogne lato ne stringea lo stremo,
e piedi e man volea il suol di sotto.

vv. 31-33

Dall’Antipurgatorio, Dante e Virgilio iniziano la salita lungo uno stretto sentiero, la cui ripidità è tale che solo il grande desiderio di purificazione può aiutare a percorrerlo. Durante l’ascesa Dante può rendersi conto, meglio che non quando si trovava ancora lungo la spiaggia, dell’altezza e dell’asperità del monte del Purgatorio. Il Poeta ha un momento di scoraggiamento, dal quale il maestro lo scuote esortandolo a raggiungere un ripiano sul quale potranno riposare. Qui giunti, Virgilio spiega al discepolo perché i raggi del Sole nel Purgatorio provengono da sinistra, mentre nell’emisfero boreale chi guarda verso levante vede il sole salire nel cielo alla sua destra. Dante mostra timore per l’altezza del monte e Virgilio lo rassicura: l’ascesa è difficile solo all’inizio, quando si è ancora sotto il peso del peccato, poi si presenterà man mano sempre più facile ed agevole. Non appena il Virgilio termina di parlare, si leva improvvisamente una voce verso la quale i due pellegrini si dirigono, finché si trovano davanti a una grande roccia, alla cui ombra giacciono le anime dei negligenti, che, per pigrizia, si pentirono solo all’estremo della vita e che, per questo, devono restare nell’antipurgatorio tanto tempo quanto vissero. Chi ha parlato è il fiorentino Belacqua, che Dante conobbe e con il quale il Poeta stabilisce un affettuoso colloquio finché Virgilio gli ingiunge di proseguire il cammino.

Questo Canto è stato adottato da Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna

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Lettura del Canto

Il Canto viene letto da Andrea Chaves