Inferno Canto II

Inferno canto II

I’ son Beatrice che ti faccio andare;
vegno del loco ove tornar disio;
amor mi mosse, che mi fa parlare.

vv. 70-72

Il Canto si apre con una invocazione alle Muse, all’ingegno e alla memoria. Dante è pieno di dubbi e di timori: egli teme di non essere all’altezza dell’impresa, compiuta prima di lui da Enea, progenitore dell’impero romano, e da san Paolo, testimone della fede cristiana. Se, prima di lui, due personaggi così importanti avevano compiuto una simile impresa, non era folle che proprio Dante la compisse? Virgilio rimprovera Dante per la sua paura e gli racconta che si sono mosse tre donne beate, per soccorrerlo dal pericolo della selva: la vergine Maria, Lucia e Beatrice, esortandolo così a continuare il cammino. Dante si rinfranca e, al pensiero di Beatrice, ringrazia e rassicura Virgilio, che ormai ha accettato come sua guida. E così inizia il viaggio.

Monastero domenicano Santo Stefano degli Ulivi

Nel monastero femminile Domenicano di Santo Stefano degli Ulivi la figlia di Dante, presumibilmente Antonia, scelse la sua vita monacale col nome di suor Beatrice, che qui visse e morì prima del 1371. Si è voluta associare la prima comparsa di Beatrice nella Divina commedia al nome, non casuale, della figlia Monaca.

Questo Canto è stato adottato da Associazione Culturale Ravenna Centro Storico RCS

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Lettura del Canto

Il Canto viene letto da Andrea Chaves