Inferno Canto III

Caronte il traghettatore

Ed ecco verso noi venir per nave
un vecchio, bianco per antico pelo,
gridando: «Guai a voi, anime prave!

vv. 82-84

Nell’Inferno si entra tramite una grande porta, sormontata da una scritta terrificante: “lasciate ogni speranza, voi ch’intrate”. La scritta dice pure che quel luogo è eterno, creato dalla giustizia divina per punire i peccatori. Virgilio invita Dante ad essere coraggioso e ad abbandonare ogni esitazione. Un forte clamore di lamenti, grida, imprecazioni e disperazione colpisce Dante che chiede a Virgilio chi è quella gente. Sono gli ignavi che, insieme agli angeli rimasti neutrali, sono rifiutati sia dal Paradiso che dall’Inferno; pertanto si trovano nell’Antinferno, invidiando gli altri dannati. Sempre seguono una bandiera, nudi e punti da mosconi e vespe; il loro sangue, che si mescola alle lacrime, nutre luridi vermi. In questa grande massa Dante riconosce molti e tra questi l’anima di colui che “fece per viltade il grande rifiuto” (probabilmente si riferisce al Papa Celestino V). Guardando oltre, Dante scorge un’altra massa di dannati: sono i peccatori in attesa di essere traghettati sull’Acheronte e di giungere nel luogo dove saranno condannati a scontare la pena eterna. Giunge Caronte, un vecchio ripugnante, che alla vista di Dante, ancora in vita, gli urla di allontanarsi. Le parole di Virgilio riescono a zittire la sua ira. La barca parte e sulla riva si ammassa una nuova schiera di dannati. Un forte terremoto e un accecante fulmine riempiono di spavento Dante che perde i sensi e cade.

Questo Canto è stato adottato da Maurizio Brasini

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Lettura del Canto

Il Canto viene letto da Andrea Chaves