Inferno Canto XXIV

Inferno 24

Tra questa cruda e tristissima copia
corrëan genti nude e spaventate,
senza sperar pertugio o elitropia:

vv. 91-93

Dante e Virgilio si inerpicano lungo l’erta franosa della sesta Bolgia dell’ottavo Cerchio, seguendo il consiglio di Catalano: è una scalata faticosa e dura per giungere in cima all’argine. Finalmente in cima, dante cerca una sosta, ma Virgilio gli rimprovera la pigrizia e lo sollecita a proseguire. Dal ponte verso la settima Bolgia dell’ottavo Cerchio, giungono sull’argine successivo. Qui dal fondo della bolgia si offre loro un orrido spettacolo: le anime dei ladri corrono nude e terrorizzate in una fossa piena di serpenti, che le assalgono e le trafiggono provocando terribili metamorfosi. Un infelice dannato, colpito alla nuca dal morso di un serpente, con impressionante velocità, è avvolto dalle fiamme, che lo riducono presto in cenere, ma da questa risorge subito con le precedenti fattezze, come un’araba fenice. Il protagonista di questa mutazione e Vanni Fucci di Pistoia, noto a Dante come un violento e uno spargitore di sangue. Dante parla con l’arrogante Vanni Fucci, efferato omicida, ma qui dannato per un furto sacrilegio nel duomo della sua città. Questi, sentendosi scoperto nella propria vergogna, si vendica rabbiosamente predicendo e disgrazie politiche di Firenze e il definitivo esilio di Dante, dopo la sconfitta dei Guelfi di parte bianca. Vanni conclude la profezia precisando che ha detto tutto ciò per fare del male a Dante.

Questo Canto è stato adottato da Confindustria Romagna

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Lettura del Canto

Il Canto viene letto da Andrea Chaves