Ravenna sta come stata è molt’anni:
l’aguglia da Polenta la si cova,
sì che Cervia ricuopre co’ suoi vanni.
vv. 40-42
Nell’ottava Bolgia dell’ottavo Cerchio, appena Ulisse ha finito di parlare, un’altra fiamma attira l’attenzione dei due poeti. La fiamma chiede a Virgilio, che ha riconosciuto per italiano dal modo di parlare, notizie sulla Romagna. Su invito del maestro, Dante delinea un quadro delle condizioni politiche di quella regione, dominata da tiranni sempre pronti alla guerra, poi chiede al peccatore chi egli sia. E quello si fa conoscere, affermando che se credesse di rivolgersi a qualcuno destinato a tornare sulla Terra non direbbe una parola, ma dal momento che, a quel che sa, nessuno è mai uscito dall’Inferno, risponderà senza temere infamia. È Guido da Montefeltro, che fu guerriero e poi frate francescano, credendo in tal modo di riparare al male fatto. Racconta poi che fu Bonifacio VIII a farlo ricadere nel peccato. Egli aveva bandito una crociata contro gli stessi cristiani (la famiglia romana dei Colonna) e gli chiese il modo migliore per impadronirsi di Palestrina. Per convincerlo, il Papa lo assolse dal peccato che avrebbe commesso dandogli il consiglio richiesto. Fu così che gli suggerì di promettere molto ai suoi nemici per poi non tenere fede alle promesse. Alla sua morte, San Francesco venne per portare la sua anima in cielo, ma il diavolo lo fermò poiché è contraddittorio che ci si possa pentire di una colpa che si ha l’intenzione di compiere. La fiamma si allontana e i due pellegrini procedono oltre e giungono sul ponte che sovrasta la nona Bolgia, quella dei seminatori di discordia.
Il Palazzo della Provincia di Ravenna viene associato alla terzina che ricorda il simbolo dei Da Polenta, perché l’aquila dei Da Polenta è il simbolo della Provincia stessa. La successiva dominazione veneziana in città ha cancellato, come damnatio memoriae, tutti i simboli della casa Polentana, ma la memoria viene mantenuta dal logo della Provincia. Il Palazzo sostituisce l’antico palazzo della famiglia Rasponi, risalente al XVII secolo, di cui rimangono il giardino e la cripta e fu ricostruito nel 1926 su progetto dell’architetto Giulio Arata.
Questo Canto è stato adottato da Stefano, Manuela, Irene e Matteo Falcinelli
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Risorse Disponibili
- Collocazione del Canto nella cosmologia Dantesca
- Testo integrale del Canto
- Racconto del Canto per bambini dai 5 ai 100 anni
Lettura del Canto
Il Canto viene letto da Andrea Chaves