Purgatorio Canto X

Purgatorio 10

La miserella intra tutti costoro
pareva dir: «Segnor, fammi vendetta
di mio figliuol ch’è morto, ond’ io m’accoro»;

vv. 82-84

Dopo essere entrati nel Purgatorio dall’Antipurgatorio, Dante e Virgilio iniziano una dura salita attraverso un sentiero stretto e ripido, che li conduce infine su un ripiano deserto, dove la parete del monte appare di marmo bianco adorno di bassorilievi. Sono rappresentati esempi di umiltà che le anime dei superbi, i penitenti di questa prima Cornice, devono meditare prima di quelli di superbia punita, che sono scolpiti sul pavimento. La prima scultura presenta l’arcangelo Gabriele che annuncia la nascita di Cristo alla Vergine, la quale sembra rispondere con le stesse parole del Vangelo: «Ecce ancilla Dei». Il secondo esempio ricorda un episodio biblico, il trasporto dell’Arca Santa ordinato da Davide, che precede la solenne processione cantando e ballando in segno di gioia. L’ultima scena è tratta dal mondo romano e riprende una leggenda molto diffusa nel Medioevo, l’incontro di Traiano e della vedova che invoca da lui giustizia contro gli uccisori del figlio, prima che egli parta per la guerra L’imperatore, riconoscendo giusta questa richiesta, accontentò la donna. Mentre Dante è ancora intento ad osservare queste opere, create direttamente dalla mano di Dio, avanza verso di loro una schiera di anime oppresse da pesanti massi: sono coloro che in vita si abbandonarono alla superbia. Le anime dei superbi sono simili alle cariatidi che nell’architettura romanica sostengono con le spalle le architetture e piegano le ginocchia così da far nascere pena a chi le osserva. Contro la superbia Dante prorompe in una fiera invettiva.

Questo Canto è stato adottato da Arch. Sergio Minghetti

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Lettura del Canto

Il Canto viene letto da Andrea Chaves