Da poppa stava il celestial nocchiero,
tal che faria beato pur descripto;
e più di cento spirti entro sediero.
vv. 43-45
Dante e Virgilio si trovano ancora sulla spiaggia dell’Antipurgatorio. Qui vedono il sole, il cui meridiano sovrasta Gerusalemme, che è sorto all’orizzonte, mentre la notte spunta alle foci del Gange nel segno della Bilancia. È l’equinozio di primavera e il cielo si tinge prima di bianco e poi di giallo dorato. I due, che si trovano sulla riva del mare, che Marte colora di rosso, vedono avanzare una luce veloce. È l’angelo nocchiero, che guida la navicella su cui trasporta le anime (le prende dal fiume Tevere) solo con le ali. Virgilio invita Dante a inginocchiarsi. L’angelo appare sempre più luminoso man mano che si avvicina, tanto che il poeta è costretto ad abbassare gli occhi, fino a quando la navicella, tanto leggera da non immergersi nell’acqua, raggiunge la riva. Le anime chiedono ai due poeti di indicare loro la strada per raggiungere la cima del monte. Virgilio risponde che anche lui è appena giunto, anche se per una strada diversa. Le anime alla vista di Dante impallidiscono per la meraviglia. Una di loro esce dal gruppo. È l’anima di Casella, cantore fiorentino, apprezzato da Dante, che lo prega di fermarsi a parlare. Egli chiede al suo amico il motivo del suo viaggio e Dante gli risponde che lo ha fatto per purificarsi dal peccato. Dante chiede a Casella di cantare uno dei suoi canti e Casella intona ”Amor che nella mente mi ragiona”, Canto di Dante, metafora della Filosofia. Mentre le anime, Dante e Virgilio indugiano al canto, appare il “veglio onesto” (Catone), che rimprovera le anime, invitandole a dirigersi verso il monte per liberarsi dal peccato che impedisce loro di vedere Dio. Con loro vanno anche i due pellegrini.
Questo Canto è stato adottato da Angelo Longo Editore
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Risorse Disponibili
- Collocazione del Canto nella cosmologia Dantesca
- Testo integrale del Canto
- Racconto del Canto per bambini dai 5 ai 100 anni
Lettura del Canto
Il Canto viene letto da Andrea Chaves