tal qual di ramo in ramo si raccoglie
per la pineta in su ’l lito di Chiassi,
quand’ Ëolo scilocco fuor discioglie.
vv. 19-21
Dante, con Stazio e Virgilio (che non parlerà più), è sulla soglia del Paradiso Terrestre e si dirige verso il bosco, folto e verde, che occupa gran parte dell’Eden. Un lieve venticello stormisce fra le piante facendole piegare verso occidente, mentre sui rami vari uccellini cantano accompagnati dal rumore delle foglie, come accade nella pineta di Classe quando vi soffia il vento di Scirocco. Entrato nella selva, trova la strada interrotta da un ruscello, dalle acque limpide e pure che appaiono scure sotto l’ombra della foresta. Sulla sponda opposta appare una figura di straordinaria dolcezza: una donna cammina sulla riva del ruscello cantando e cogliendo fiori. Dante la prega di avvicinarsi e la donna, muovendosi con la grazia di una figura danzante, si avvicina. Matelda, questo è il nome (che sarà rivelato solo nel canto XXXIII, verso 119), dichiara di essere giunta per soddisfare ogni domanda di Dante, che le chiede come possono esserci acqua e vento nel Paradiso Terrestre poiché al di sopra del Purgatorio non esistono alterazioni atmosferiche. Il monte del Purgatorio, spiega Matelda, fu scelto da Dio per essere la dimora dell’uomo, che ne era stato privato dopo il peccato originale. Esso fu creato altissimo, affinché le perturbazioni atmosferiche non nuocessero, ma la sfera dell’aria, che si muove con i Cieli, colpisce gli alberi facendoli stormire. Questi spargono i loro semi intorno e l’aria, muovendosi, li sparge sulla Terra. Quanto al ruscello, esso nasce da una fonte che riceve l’acqua direttamente da Dio. I fiumi del Paradiso Terrestre sono due: il primo, quello incontrato dal Poeta, è il Letè, la cui acqua dona l’oblio dei peccati commessi; il secondo è l’Eunoè, che fa ricordare solo le opere buone compiute.
La Biblioteca Classense fu il Monastero costruito in città quando i Monaci Camaldolesi, che avevano il proprio Monastero accanto alla Basilica di Classe, dopo la Battaglia di Ravenna, nel 1515 si spostarono in Città. La memoria della vasta e “spessa” pineta, ricordata da Dante, viene quindi associata alla sede cittadina dei Monaci che la curavano e la gestivano, ora importante riferimento culturale cittadino e nazionale.
Il Monastero fu eretto dove precedentemente c’era l’Ospedale Santa Maria della Misericordia, che fu fatto costruire nel 1293 da Bonifacio Fieschi. La Targa vuole ricordare anche questo illustre personaggio, che fu Arcivescovo di Ravenna (1275-1294) e che Dante incontra sempre nel Purgatorio, nel XXIV Canto, nella VI Cornice, tra i golosi, (Vidi per fame a vòto usar li denti / Ubaldin da la Pila e Bonifazio / che pasturò col rocco molte genti). L’Ospedale era vicino ad una antica Chiesa, S. Bartolomeo in Turricula, che sorgeva vicino ad una torre cittadina.
Questo Canto è stato adottato da D.ssa Patrizia Ravagli
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Risorse Disponibili
- Collocazione del Canto nella cosmologia Dantesca
- Testo integrale del Canto
- Racconto del Canto per bambini dai 5 ai 100 anni
Lettura del Canto
Il Canto viene letto da Andrea Chaves.